Diversi studi psicologici, pedagogici e neurofisiologici affermano e sostengono l’importanza dell’educazione motoria nell’età scolare, in particolare, la fascia d’età che va dai sei agli undici anni, viene indicata come fascia sensibile per gettare valide e solide basi per la funzione motoria di ciascun individuo. Questa considerazione, condivisa dai più, non ha ancora trovato una reale risposta attuativa nell’ambito scolastico ove tutto, nella scarsità di spazi, mezzi e ore concesse, viene delegato al corpo docente o alla scuola in generale.
La scuola dell’obbligo è quella in cui tutti i cittadini trascorrono buona parte dell’età giovanile, essa è una importante istituzione per la promozione dell’attività fisica (da ora AF) e deve quindi garantire l’educazione della personalità in tutti i suoi aspetti, anche quelli legati indissolubilmente alla corporeità e alla motricità (Ceciliani, 2012).
Negli ultimi anni diversi studi hanno valorizzato il ruolo dell’educazione motoria, intesa quale disciplina che favorisce gli apprendimenti, tuttavia, studi condotti per riassumere le prove dell’efficacia degli interventi nelle scuole per promuovere l’AF e stili di vita attivi nei bambini, riportano dei risultati contrastanti a causa dell’eterogeneità degli interventi (Harris et al 2009; Russ LB et al, 2015) e per la grande variabilità nella durata, nell’intensità, e nel tipo di attività fisica proposta. Per tali motivi è ancora scarsa l’attenzione agli effetti che il movimento stesso ha sui miglioramenti morfo-funzionali, nonché sulla ricaduta che una regolare e consapevole pratica motoria può avere sull’acquisizione di sane e quotidiane abitudini di vita.
I piani scolastici dedicano poco tempo alla conoscenza del proprio corpo e alle modifiche indotte su esso dall’AF, requisito indispensabile da cui far partire il processo di acquisizione e consapevolezza di comportamenti positivi per la salute ed il benessere.
Nelle indicazioni nazionali per i piani di studio personalizzati nella scuola primaria (D.L. 19/02/04 n.59) relativi alla disciplina “Scienze motorie e sportive”, gli obiettivi specifici di apprendimento (OSA) dei bambini al termine della classe quinta della scuola primaria, riguardano l’acquisizione della consapevolezza delle funzioni fisiologiche (cardio-respiratorie e muscolari) ed i loro cambiamenti, in relazione e conseguenti all’esercizio fisico, sapendo anche modulare e controllare l’impiego delle capacità condizionali (forza, resistenza, velocità) adeguandole all’intensità e alla durata del compito motorio e saper recuperare dopo un esercizio fisico; “valutazione delle capacità degli altri”, ciò consente di riconoscere una serie di modificazioni fisiologiche in senso assoluto e non solo soggettivo, in modo che il bambino possa leggere nei compagni le condizioni di affaticamento, inoltre, la “valutazione delle capacità dell’altro” assume anche un significato formativo, in quanto costituisce un elemento fondamentale affinché il bambino, quando si trova in situazioni di gara, sappia riconoscere se un compagno è “più o meno forte, veloce o agile” e di conseguenza impari ad accettare “una sconfitta” o, al contrario, a non umiliare il compagno in caso di vittoria.
Ciò lascia intendere che l’attività scolastica, dovrebbe prevedere un regolare esercizio fisico, tale da sollecitare la messa in azione delle principali funzioni fisiologiche e far acquisire nel fanciullo la consapevolezza delle proprie possibilità e la consapevolezza del sé, inoltre, dovrebbe essere seguito da continue riflessioni sui benefici dell’attività motoria nella vita quotidiana di ogni individuo, recuperando quella parte di attività motoria naturale, attualmente negata sia dall’esasperazione dello sport che dalla fisionomia della società moderna, in modo da trasformare uno stile di vita sedentario in sane abitudini, che prevedono più attività di movimento durante la giornata e per la maggior parte dei giorni della settimana. Il raggiungimento di tali obiettivi avviene solo attraverso un vissuto motorio, che sia ripetuto ed opportunamente guidato dall’insegnante.
A tal riguardo in letteratura sono presenti diversi studi che mettono in evidenza la relazione dose-risposta tra AF e la salute (Janssen et al, 2010), ciò è dato dall’effetto protettivo mediato da vari meccanismi sui quali l’attività fisica, se praticata in modo continuo e regolare, agisce in modo diretto: riduzione della massa adiposa e aumento della massa magra; riduzione dei livelli di trigliceridi e aumento della quota di colesterolo che protegge le arterie (colesterolo HDL); aumento della sensibilità dei tessuti all’insulina, riduzione del rischio di sviluppare il diabete; sollecitazione del sistema cardiocircolatorio e respiratorio (Strong 2005).
L’aumento della massa e della forza muscolare ha un particolare effetto protettivo sulla massa ossea, incrementandone il contenuto minerale e la densità in una fase cruciale della vita, quella in cui si verifica proprio il picco di accumulo di massa ossea; ciò consente di giungere all’età adulta con un patrimonio osseo consistente e capace di contrastare gli effetti dell’età sulla comparsa dell’osteoporosi. L’esercizio fisico, inoltre, ha effetti positivi sul controllo dell’emotività, sul tono dell’umore e sul senso di auto-efficacia, prevenendo ansia e depressione.
Recenti studi tendono a dimostrare anche una relazione tra attività fisica e capacità cognitive. In particolare, i benefici si traducono sul profitto scolastico, soprattutto nel campo della matematica e della lettura, con ripercussioni positive sia nelle attività quotidiane del bambino che in quelle future, nella vita adulta (Valerio et al, 2012), pertanto, l’attività fisica regolare durante l’infanzia è associata ad un benessere fisico, mentale, emotivo e sociale (Eime et al, 2013; Longmuir et al, 2014).
Per queste ragioni, l’organizzazione mondiale della sanità (OMS) raccomanda che i bambini e gli adolescenti dai 5 ai 17 anni devono accumulare almeno 60 minuti al giorno di attività fisica ad una intensità che va da moderata a vigorosa per 5 giorni a settimana, per evitare il rischio di malattie metaboliche e cardiovascolari (World Health Organization).
Nei paesi europei, la maggior parte delle raccomandazioni nazionali per i giovani riguardanti l’ attività fisica sono in linea con quelli riportati dal OMS (Kahlmeier et al, 2015), nonostante ciò, la percentuale di bambini europei che rispetta queste raccomandazioni è generalmente bassa, e differisce notevolmente tra i sessi e paesi, che vanno dal 2% a Cipro a 14,7% in Svezia tra le ragazze e dal 9,5% in Italia al 34,1% nel Belgio tra i ragazzi (Konstabel et al, 2014), inoltre, l’esperienza della AF dei bambini in Italia è spesso confinata alla partecipazione ad un paio di sessioni alla settimana di solo sport, che non è sufficiente a garantire la dose giornaliera necessaria (ISTAT, 2007; Sacchetti et al 2013).
Antonio
Personal Trainer